Il giorno dell’Epifania a casa mia era il giorno della resa dei conti perché si ricevevano i regali che avevamo scelto giorni prima in vari negozi. A casa mia erano gli unici del periodo visto che l’I.R.F.I.S., ufficio dove lavorava papà, dava ai figli piccoli un buono da 10.000 £. (allora una grossa cifre) da spendere negozi importanti. Così si cominciava la ricerca i primi di dicembre. Mamma mi accompagnava da Studer, Russo, Bellanca & Amalfi (giocattoli) o La Scaletta e Harper (vestiti chic) per scegliere cosa avrei voluto. Era come essere arrivati in cima all’albero della cuccagna senza però poter toccare nulla. Quindi si aspettava (a secco di altri doni) fino al 6 gennaio, giorno in cui si andava tutti in ufficio e, nella sala conferenze, venivamo chiamati, uno ad uno, al grande tavolo dove dietro c’erano le alte sfere schierate. Il Direttore allora era Gandolfo Dominici, grossa mente e cervello fino, stimatissimo da mio padre.
Poi, con il grande sacco di iuta, per noi senza segreti, si correva nelle rispettive stanze a scartare i doni. Un anno scelsi la bambola che camminava e parlava con dei dischetti che si sostituivano in uno sportellino nella schiena. La faceva la Furga, una della fabbriche più importanti, ed era alta quasi quanto me (non ci voleva molto)…
Un altro anno, (se non sbaglio fu l’ultimo che l’età mi consentiva) scelsi una meravigliosa pista Policar, montata immediatamente sotto la scrivania, fra lo sconcerto delle altre signore visto che avevo scelta un regalo da maschi.
Scintille di ricordi che hanno illuminato la mia infanzia e che ritornano a riscaldare la mia vecchiaia…