Geraldina Piazza

Quattro cani per strada

Sono stata educata al rispetto del mio prossimo, soprattutto se è più piccolo di me, peloso e a quattro zampe. E spesso nell’incapacità di difendersi. Mio padre mi ha insegnato a diffidare di chi non ama gli animali, poiché, quasi sempre, l’amore verso di loro rivela generosità e sensibilità d’animo, all’opposto di chi li guarda con diffidenza.

Fatto questo panegirico sugli insegnamenti familiari passo al sodo.

Il canile municipale palermitano non brilla. E’ in una posizione infelice perché disturba i vicini, si regge solo sui volontari che si fanno in quattro, non ha box adatti né luoghi in cui accogliere le cucciolate che sempre più frequentemente vengono abbandonate in sacchetti o scatoloni vicino ai cassonetti. Non cura e se lo fa è in modo approssimativo. Abbiamo foto di cani tenuti alla catena legati ad alberi o cancellate poiché non hanno spazi a sufficienza, contravvenendo a leggi erogate dalla nostra stessa città. A proposito! Sono andata a documentarmi e pensavo di aver sbagliato pagina poiché, solo, forse, un buon 20% di ciò che trovo scritto nella “Carta Comunale della tutela sugli animali della città di Palermo” viene applicato e rispettato in città… http://www.federfida.org/documenti/palermo_carta_tutela_animali.pdf

Qualche mese fa, all’inizio dell’anno, il Comune, che deve ristrutturare il canile, decide di incentivare le adozioni dando una cifra consistente (480€) a chi prenderà un cane abbandonato. Pochissime le adozioni con questo sistema, mentre le associazioni di volontari continuano, alla media di 20 cani al mese, a fare adottare, senza rulli di tamburi e senza chiedere il contributo.

Così pubblicano un bando per affidare tutti i cani del canile e svuotarlo velocemente. Bando che prima richiedeva certi vincoli per l’erogazione del contributo e ora, misteriosamente allarga le maglie e, fra queste, passa un’associazione del ragusano, il cui titolare è una figura di riferimento dietro la quale si cela una signora più volte denunciata per maltrattamenti, che, come mestiere, fa la “staffettista”, cioè conduce cani, con il suo furgone, in giro per l’Italia. Peccato però che, in questa veste sia stata denunciata, l’ultima volta, dagli investigatori del Comando Provinciale del Corpo Forestale di Firenze che, durante un controllo, hanno liberato circa una cinquantina di cani (adulti e cuccioli) trasportati in condizioni pietose. Dimenticando la denuncia anche al canile voleva compiere lo stesso tipo di reato, infatti l’affidamento (e il contributo) richiesto doveva essere per 25 animali per volta solo che gli stessi dirigenti, guardando il furgone, hanno reputato che nelle gabbie presenti, potevano starcene solo dieci!

Da qui nasce tutto il casino che ruota davanti al canile, dove, i volontari che spalano escrementi e puliscono i box facendo sgambare ogni giorno i cani, vedono tornare questa donna, molto conosciuta, e non certo per le sue doti di animalista, pronta a portare via delle creature verso un destino assolutamente incerto. Là dove, ognuno di quegli animali ha una storia, una vita, un nome e degli occhi che ti guardano speranzosi.

Probabilmente il problema di questa struttura avrebbe bisogno di essere risolto in modo meno burocratico e con un confronto diretto e aperto con i vari rappresentanti delle associazioni che, di fatto, si occupano da molti anni della sopravvivenza di queste bestiole. Con un po’ di buon senso e di rispetto. Senza ripicche o ritorsioni.

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