Ho perso un amico, un maestro, un mentore. Un galantuomo al quale devo tutta la mia passione per la vela e ciò che sono. Ma, rientrando dal suo funerale, ho provato una grande vergogna mescolata allo sconforto. Mi vergogno di far parte della Federazione Italiana Vela, mi vergogno dei dirigenti del Comitato siciliano della federazione, mi vergogno di appartenere a un club che deve TUTTO a Mario Catalano, e al quale Mario Catalano ha dato la sua vita, la sua passione, la sua correttezza, la sua morale, il suo senso etico, il suo savoir faire oltre che le sue competenze assolute. La chiesa era quasi vuota. Solo qualche dirigente del circolo e poi solo velisti, VERI, che gli hanno voluto veramente bene. Eppure era attivo e presente fino a un paio di anni fa, e certamente non si può dire che fosse stato dimenticato. Ma l’ingratitudine, la voglia di apparire (e a un funerale così non è appagata!), la riconoscenza nell’ammettere di essere quello che si è solo grazie ai suoi insegnamenti, non è da tutti. Così, sopportando anche quelli che dietro di me dicevano battute ridendo, ci siamo trovati in pochi a essere veramente affranti, a capire che enorme perdita abbiamo subìto. Non c’era un marinaio, qualcuno della segreteria, solo il capocameriere ormai in pensione e uno, ancora in servizio, che sarà venuto autonomamente. Per uno come lui andava chiuso il club per lutto, con le bandiere a mezz’asta, non con il “GRAN PAESE” alzato, come ha detto il Presidente in un discorso ufficiale… All’ultima assemblea del Club alla quale aveva partecipato, pochi anni fa, profeticamente aveva detto: “Io morirò senza vedere appagato il mio desiderio di vedere comprata una barca a vela a disposizione dei soci più grandi che volessero andare a passeggio”, e la nostra deputazione è riuscita ad accontentarlo. Non abbiamo una barca a vela, più comoda, per i soci anziani. “Apres moi le deluge” diceva un dispotico re, ma è quello che penso io adesso. Non uno di quelli che adesso occupa il posto che fu suo è degno di nominarlo. Gente di strada, senza etica, senza morale, che per biechi interessi economici venderebbe la madre, incompetenti i cui occhi brillano solo se possono esercitare il loro potere senza alcun costrutto. Siamo in mano a gente che ha distrutto quello per cui Mario aveva lavorato per anni, che fa solo i propri interessi e non tramanda nulla. Mario aveva una generosità senza fine. Dispensava buoni consigli e buoni esempi. Era sempre disponibile a spiegarti qualcosa facendotelo vedere, senza l’aria da maestrino che hanno adesso quelli che comandano. Se n’è andato uno degli ultimi galantuomini della vela italiana.
E a me mancherà moltissimo.
Mia cara che dire? Sono d’accordissimo con te!
Ho saputo di Mario solo alcuni giorni dopo, diversamente sarei venuto anch’io a salutarlo, in silenzio e senza fare battute cretine tipo quelli dietro a te.
Mi dispiace che dal circolo non sia venuto nessuno, io non ne faccio parte, ma per il ricordo che avevo di Mario mi sarebbe sembrato il minimo per lui.
Non era solo un gentiluomo, era un nobile del mare, innamorato com’era della vela che a 80 anni suonati lo faceva ancora uscire in barca a fare un giretto.
Cosa dire? Che mi sembra ancora di vederlo a bordo dell’Aragosta col suo sorriso sornione a dare “dei punti” a giovincelli più aitanti di lui! E che prova ad insegnarti delle cose che ti credi già di sapere e che poi, a mare, non hai imparato abbastanza.
E’ un altro pezzo della nostra vita di ragazzini scapestrati ( e lo eravamo, come se non lo eravamo!!) che se ne va,
Ma non lo ricordo con malinconia, ma con grande nostalgia “simpatica!; quella simpatia che sapeva ispirarti col suo sorriso.
Percia!