Ogni epoca ha avuto i suoi giustizieri, e i Beati Paoli non passano mai di moda.
Mio marito, avvocato civilista, riceve con una cadenza mensile, da qualche anno, delle lettere di minacce scritte col normografo.
Siamo arrivati al “Proclama n. 26”.
Io non le avevo mai viste e sono rimasta abbastanza interdetta dalle cose che ho letto, ma lui non ci fa più caso, insieme a altri colleghi di studio, impegnati nelle procedure di vendita di immobili pignorati dalle banche a debitori e morosi.
Oltre alla categoria degli avvocati, che altro non sono che dei semplici esecutori per conto del Tribunale, fra i giudicati e “condannati” ci sono pure le Banche, il Comune di Palermo, il Giornale di Sicilia e i Giudici, anche quelli di Pace. A vario titolo ognuno ha la sua colpa.
Il Comune per aver chiesto il pagamento nei parcheggi, da loro non ritenuto lecito, il Giornale di Sicilia per aver pubblicato gli annunci delle vendite, i giudici per aver aiutato le banche “inzzozandosi le mani nell’agiustare sentenze foragiandosi con lauti compenzi” e, naturalmente gli avvocati per renderle esecutive.
Seguono delle taglie, con dei cospicui premi in denaro per l’uccisione di uno o dell’altro con cifre che vanno da centomila al milione di euro. Naturalmente, in questa scala, i giudici valgono di più rispetto a semplici azioni disturbatorie contro la Polizia Municipale e la città in genere. E qui comincia una attribuzione delirante di disgrazie avvenute a Palermo (dall’omicidio del povero avv. Fragalà all’incendio sulla Florio della Tirrenia, dai danneggiamenti alle scuole agli incendi estivi nei boschi) a opera dei Beati Paoli.
Segue un elenco dettagliato di associazioni di vendite delegate e avvocati, citati tutti per nome e cognome, e un elenco a parte con banche, giudici di pace e assicurazioni.
Al di là della vena umoristica che mi fa pensare a questi disperati, che si aggirano nelle nostre catacombe vestiti di bianco e muniti di cappucci, fra smog, scavi di metropolitana, fogne e buche varie, penso al traffico di scrivere una lettera di sei pagine con questo vecchio righello, dove devi annerire le letterine una per una, alle fotocopie, ai francobolli (a proposito, quello della lettera di mio marito rappresenta Gioacchino Belli, poeta, reazionario e censore…sarebbero stati più appropriati Mazzini o Verdi), alla ricerca di disgrazie da attribuirsi, alla consultazione settimanale di pagine e pagine di annunci del Giornale per appuntarsi tutti i nomi.
Ma penso anche a tante famiglie che non ce la fanno a campare, che hanno contratto mutui in tempi più felici e si vedono costrette, adesso, a cedere le proprie case. Ci vorrebbe, forse, una più corretta distribuzione dei ruoli. Non sono né avvocati né giudici, né tantomeno i giornali che pubblicizzano le vendite a muovere i fili di questi “scippi”. E’ un SISTEMA, nel quale le banche la fanno da leone, e non basteranno le minacce dei Beati Paoli per farle desistere, ma, piuttosto, ci vorrebbe un “Vespro Siciliano”, che reagisca con vigore, a una serie di speculazioni.
Ogni tanto mio marito deve andare a fare una “Immissione in possesso”, cioè deve andare a casa di una famiglia e togliergli la sedia da sotto il sedere. Cosa che lo turba profondamente e che fa con enorme riluttanza. Ma anche questo è lavoro e con questi chiari di luna non si rifiuta niente. E la popolazione con cui viene a contatto è varia e eventuale.
Si va dal delinquente che ha truffato la banca e che gira col SUV e lo smartphone, a persone più umili che, come fossero lettere pubblicitarie, hanno ignorato tutti gli avvisi che potevano evitare la messa in vendita della casa.
Si è trovato pure in un salotto dove, il padrone di casa, evocava nella conversazione il padre: “Me patre mi protegge e mi segue, è sempre presente in questa casa” e, rivolgendo uno sguardo allo sparecchiatavola con lo specchio, indicava un’urna che, evidentemente, conteneva le ceneri del defunto. E spesso riesce a mediare dando un volto più umano a queste disgrazie.
In questo calderone la vita prosegue, fra famiglie aiutate come si può, che ti restano devote per la vita, e maramaldi che vorresti non avere mai incontrato.
E allora ben vengano i Beati Paoli, con i loro cappucci bianchi, le riunioni nei sotterranei e i tribunali paralleli, se riescono a mettere un po’ d’ordine in questa città massacrata e in questo sistema così marcio, anche se…
Aspettiamo il 27° proclama, ma aggiustate il tiro, che mio marito è uno di quelli buoni!