Dov’eravamo rimasti? Ah! Sì. Che il vascello di Dietmar, l’olandese volante che si era fermato a riposare nel borgo sul mare, era affondato nel porto dopo tanto navigare. E vi avevo anche detto che se guardavate bene sul fondo lo avreste potuto vedere. Ma sapete che l’altro giorno sono andata a cercarlo e non c’era più? Mi sono tuffata e a lungo ho nuotato sott’acqua per scorgerne almeno il bompresso di prua, ma niente. Così, mentre mi guardavo intorno, mi si è avvicinato un vecchio pescatore e mi ha detto: “Io so cosa cerca in fondo a quell’acqua. Ma non lo troverà più.”
Come? – ho esclamato – come fa una barca affondata a riemergere?
“Cosa vuole che le dica? Io so solo – mi ha risposto quel vecchio, con uno strano sorriso – che una notte ho sentito un gran ribollire dell’acqua, e in mezzo alla schiuma ho visto la prua del vascello puntare verso il cielo, fino a riemergere del tutto, e ancora più in su, riprendere il volo, come quel giorno di tanti anni fa che era arrivato nel porto”.
Ma come? Così? All’improvviso? Senza nessuno alla guida?
“Veramente qualcuno teneva stretto il timone. E lo teneva così saldamente che la nave non ha sbagliato la rotta di un grado, finendo dritta in mezzo alle nuvole da cui era arrivata”.
No??!! Ma chi è stato capace di fare un simile prodigio? Solo l’olandese volante era capace di guidare quel veliero!
“Non posso giurarlo, ma ho riconosciuto la sua sagoma. Era proprio lui che lo guidava, ne sono sicuro, con un’espressione serena sul volto. Anche se, adesso che ci penso, non ha puntato dritto verso nord, ma sembrava volesse navigare intorno, sulle nostre teste, ma poi le nuvole lo hanno fatto sparire”.
Sì, la storia mi convince, Dietmar non avrebbe mai abbandonato Thea, Davide e Cefalù.
E allora ritorno, in quello che per me è stato un luogo di delizie, con un groppo nel cuore ed il naso all’insù. Sperando di riuscire a scorgerlo, al timone del suo vascello volante, mentre se la gode, con pezzetti di nuvole che gli si impigliano nella barba.