Come va? E che ne so come va! Up and down. Un momento bene, un altro miracolata e un altro ancora sotto terra.
E mi vengono in mente le frasi stereotipate di Snoopy: “Se non vedi la luce in fondo al tunnel almeno arredalo”!
Non riesce sempre, però ci provo.
Oggi, per esempio, mi arriva una mail: Giusi, la proprietaria di un resort di Siracusa, Borgo Pantano, dove andiamo da più di dieci anni, ci manda, insieme al suo staff, gli auguri per una serena Pasqua.
E allega un filmatino di Youtube dove “zia Lucia”, la signora che si occupa della nostra prima colazione in hotel, si augura di poterci riabbracciare al più presto.
Ecco, un bel pianto.
Poi ti rassereni ed esci in terrazza guardando il panorama; scorgi il mare, laggiù in mezzo alle gru del porto, e se ti va bene anche Alicudi e Filicudi, lontane lontane, tremolanti come un miraggio, oppure le chiome del grande ficus che cambiano colore a ogni raffica di vento: verde marrone ocra verde marrone, a seconda quale lato della foglia vedi, mentre nel silenzio serale della città deserta i parrocchetti dal collare, grandi pappagalli verdi dal collare rosso, originari del sud America, che hanno colonizzato alcuni grandi parchi cittadini, emettono versi che fanno pensare a una giungla tropicale.
Sono fortunata. Ringrazio Dio ogni volta che posso.
Ma poi lo scoramento riprende ad assalirmi: come sarà quando si potrà riprendere a lavorare. Ce la faranno tutti? Ieri Marcello mi ha mandato un messaggio, con la foto del conto in banca in negativo.
È a capo di un gruppo di ragazzi, tutti ex detenuti del Malaspina (Carcere Minorile di Palermo). Hanno fondato una SRL, si chiama, ironicamente, Dolce Buonaspina. In carcere hanno imparato un mestiere: fanno i pasticceri.
Si appoggiano a un centro regionale che assiste ragazzini handicappati e lavorano con loro, ammirevolmente. Poi vendono in giro per la città, facendo le consegne a domicilio o facendosi trovare nei foyer di tutti i luoghi dove si fa spettacolo. Li conoscono tutti e fanno dolci BUONISSIMI. La fama del loro pan d’orange ormai ha valicato lo stretto.
Ma l’A.I.A.S. dove lavorano, è chiuso. Quindi non possono produrre, e quella che era una realtà nascente che stava cominciando ad affermarsi è caduta rovinosamente. Ora cercano piccole donazioni da parte dei clienti più affezionati. Così si ripiomba nell’angoscia. La donazione la fai, ma il pianto in pizzo ti travolge.
E che ci vuoi fare? È il momento. Sono le circostanze.
Guardo la mia famiglia, composta, compatta. Carlo è stato male e ci ha fatto preoccupare…ma ora sembra risolto. Non ci si può nemmeno ammalare, in questo momento. Pericolosissimo…
Gli amici, quelli veri, con cui ti senti, ti scambi informazioni, commenti. Dio quanto mi mancano. Mi mancano gli abbracci, il potersi toccare, i baci. Sck! Io che non sono baciosa anelo baci e abbracci. E chi me lo doveva dire.
E Facebook, pieno di cazzoni la cui quarantena ha fatto mollare i freni inibitori, per cui si possono anche permettere di affermare frasi idiote che dimostrano appieno la vacuità cerebrale.
“A me che probabilmente dalla prossima settimana possano riaprire librerie e cartolerie francamente non mi interessa affatto, in questi giorni ho ordinato libri e quant’altro mi serviva di questi generi on line e mi sono arrivati in pochissimi giorni. Io vorrei che potessero riaprire parrucchieri e barbieri perché anche il lato estetico è importante e vedermi non in ordine mi dà molto fastidio. Inoltre molte delle persone che lavorano in questo settore vivono di quello che guadagnano mensilmente e non hanno grandi risparmi che gli possono consentire di andare avanti senza lavorare. Io penso che prendendo le opportune precauzioni dovrebbe essere concesso loro di riaprire, poi chi ha paura e non ci vuole andare liberissimo di restare a casa”.
Ho risposto che la testa in ordine, per fare pensieri terra terra serve a poco…et voilà: CANCELLATA.
Lo so, litigherò con il mondo intero. Ma almeno questo mi fa sentire viva e anche i miei freni inibitori si sono mollati davanti ad affermazioni cretine…
E si va avanti…tra up and down, senza soluzione di continuità, anche perché spesso si può piangere anche per felicità e le tue lacrime non riconoscono il confine tra gioia e dolore. Come si rispetti quando hai sempre il pianto in pizzo.
E stavolta ci abbracceremo fortissimo, ti voglio bene Gera, mia sorellina
Grazie davvero per l’affetto che ci regala tutte le volte e in particolar modo in questo periodo veramente di sconforto, le sue parole ci fortificano non in maniera indifferente e cercheremo insieme alla nazione di tenere duro….Grazie di vero cuore
Che dire….. anche io ho spesso il pianto in pizzo! Tvb❤️❤️❤️❤️❤️
Me lo diceva sempre la mia amatissima nonna…che ormai non c’è più da troppi anni ma non nel mio cuore ” curò, hai sempre u chiantu in pizzo”…grazie Geraldina