Un bellissimo titolo di cui fregiarsi. Frutto di un’accurata progettazione volta alla riapertura di chiese, palazzi, spazi pubblici che frutterà alla nostra città una cascata di milioni di euro da investire in “cultura dell’accoglienza”, come decanta “ilsindacoollandolosafare”, in una città scelta perché al centro del Mediterraneo, mosaico di culture diverse ed eterogenee.
Anzi, a questo progetto si somma, come carico di briscola, Manifesta 12, Biennale d’arte contemporanea, di livello mondiale, che ha scelto proprio Palermo per tornare in Italia nel 2018.
Questo è, rassegnatevi.
E ora cerchiamo di capire le reazioni dei palermitani, nemici della contentezza, e critici per principio. Proprio pochi giorni fa ho letto un articolo che parlava di “vittimismo patologico” e di come ci fossero molte persone che agissero solo in “modalità lamento”. Probabilmente chi l’ha scritto aveva per amici molti palermitani.
Ci sono due fazioni, interscambiabili. Cioè quelli che sostengono che Palermo non si meritasse questo riconoscimento, anche se io penso invece che siano i palermitani a non meritarlo, e quelli che si sarebbero lamentati di discriminazione se non l’avessimo avuto. Scambiateli e il risultato non cambia.
Siamo, purtroppo, un popolo IRREDIMIBILE.
Dall’enciclopedia Treccani: “…che non si può riscattare; più esattamente, di un prestito di cui non si può avere il rimborso. Che non può essere liberato da una colpa, da un peccato.”
E il nostro peccato originale è l’arroganza, la tracotanza che ci fa prevaricare il nostro prossimo, che ci giustifica se occupiamo il posteggio di un invalido, o se costruiamo in riva al mare una villa abusiva, se non paghiamo le tasse o se sorpassiamo la coda nella corsia di emergenza.
Palermo è la città dove tutto è possibile, dove si può fare quello che si vuole, dove non ci sono controlli, dove non ci sono vigili né pattuglie, dove ancora si vedono motociclisti senza casco, bambini in auto seduti in braccio davanti e dove tutti guidano con il telefonino in mano.
A Palermo puoi aprire pub e ristoranti senza licenza, senza permessi, senza autorizzazioni, e dove nessuno ti rilascia uno scontrino; Palermo piena di contraddizioni passa da iniziative come “Le vie dei Tesori” in cui la gente, assetata di cultura e cose belle, fa code chilometriche per visitare chiese, ville e musei, ma poi fa trovare ai turisti le stesse meraviglie chiuse per mancanza di personale in giorni di festa.
Questo premio, importantissimo e prestigioso, potrebbe essere la scintilla del rinnovamento in un popolo immobile e stantio. Ma, per primi noi, dovremmo capirlo e coglierlo al volo come possibilità di riscatto.
Purtroppo penso che, per attuare questo cambiamento ci voglia il pugno duro, quello che possa portare al rispetto delle regole, unica benzina del vivere civile, perché è inutile lamentarsi della città sporca quando noi stessi buttiamo la carta dal finestrino dell’auto e non puliamo i bisogni del nostro cane.
Però chissà…una città che in queste condizioni è riuscita a vincere il premio come Capitale Italiana della Cultura potrebbe anche convincere i suoi cittadini a onorarla. E noi ne saremmo felici.