L’Olanda era un paese molto strano, pieno di paludi e mulini a vento;
i suoi abitanti, per non affondare i piedi nell’acqua, calzavano delle buffe scarpe di legno, come scialuppe di salvataggio, che si chiamavano “zoccoli”.
Ma un olandese, più intraprendente degli altri, ne volle scolpire un paio molto grande, per poter andare assai lontano, e ci riuscì così bene che le sue scarpe risultarono enormi come un vascello. Le guardò e fu soddisfatto della sua opera.
Allora Dietmar, questo il suo nome, decise di caricarci sopra tutte le sue cose e partire all’esplorazione del mondo.
Ma il vascello aveva una particolarità: con tutte le vele spiegate si alzava in volo scavalcando mari e montagne e navigando fra le nuvole diventò ben presto famoso.
“Guarda, c’è l’olandese volante che corre nel cielo veloce” – dicevano i bambini alle mamme quando il tempo era sereno. E tutti col naso all’insù mentre Dietmar se la rideva osservando il suo panorama.
Gira che ti rigira, naviga che ti rinaviga, ecco che un giorno arrivò sopra una strana isola. Prese a sorvolarla ed un posto, in particolare, colpì la sua fantasia. Era un piccolo borgo, affacciato sul mare, e protetto da un’imponente rocca.
La curiosità lo prese e lentamente, lascate le vele, scese a guardare più da vicino.
Sì, è proprio carino quel paese che si arrampica sopra le rocce. E c’è pure una spiaggia bianchissima e molto invitante.
Dietmar decise allora di fermarsi qualche ora all’ormeggio nel piccolo porticciolo. E fu allora che sentì un rumore stranissimo. Il veliero, ormai stanco, aveva tirato un sospiro di sollievo, e lentamente affondava nell’acqua. Fece appena in tempo Dietmar a portar via la sua roba, che il vascello si adagiò sul fondo del porto.
E a lui non restò altro che andare a cercare un riparo per la notte.
Cammina cammina arrivò in un vicolo che si affacciava su una piazza di rara bellezza, dominata da una chiesa maestosa che sembrava volere sfidare le rocce sopra le guglie.
Guardò bene e trovò un piccolo locale tutto di pietra. Sì, avrebbe passato lì i prossimi giorni, cercando di capire come avrebbe potuto tornare a casa sua. Sistemò le sue cose e preparò da mangiare: un poco di pescespada appena pescato, una banana raccolta dall’albero cotta con quel liquore di cui solo lui aveva la ricetta e la tavola fu presto approntata. Non aveva fatto i conti, però, col profumo di cibo che si diffondeva nel vicolo. Dopo un po’ tutti gli abitanti del paesino erano dietro l’uscio a spiare. Essendo di cuore generoso li invitò al suo desco e loro non se lo fecero dire due volte. Così fu tutti i giorni della settimana, finché decise, almeno il lunedì, di concedersi il giusto riposo.
Poi aguzzò l’ingegno e si guardò intorno affascinato. Quel paese non era affatto male, forse anche meglio della sua Olanda, e fatti un po’ di conti si organizzò.
Arrivò pure Thea a dargli una mano e dopo un poco anche Davide, solo che lui sapeva solo mangiare ed in men che non si dica, la famiglia fu completa e il successo arrivò.
Quella che vi ho raccontato è la storia di Dietmar, l’olandese ormai non più volante, e se non ci credete andate a vedere nel porticciolo di Cefalù nelle giornate in cui l’acqua del mare sembra cristallo e scorgerete sul fondo un grande zoccolo, a forma di vascello con le sue vele ancora spiegate.